Costa d'Avorio – L'imperialismo francese e la "protezione dei civili" L'esercito francese ha bombardato la residenza di Laurent Gbagbo, per "proteggere i civili", ci viene detto. Si resta colpiti dalla grande varietà dei mezzi utilizzati per raggiungere questo obiettivo così cosiddetto "umanitario"!
Bolivia: Successo memorabile delle assemblee con Alan Woods Oltre 500 persone hanno riempito il cortile della facoltà di sociologia della USFXCh a Sucre mentre l’aula magna del campus della UAGRM di Santa Cruz de la Sierra, che può contenere 250 persone, è risultata insufficiente per contenere tutti coloro che volevano partecipare all'assemblea. A Sucre praticamente tutti gli studenti della facoltà di Sociologia hanno assistito fino alla fine all’evento insieme a docenti, lavoratori, militanti del MAS e dirigenti della Federación Sindical de Trabajadores Campesinos Originarios di Chuquisaca, che sono intervenuti portando il loro saluto.
La rivoluzione araba - Manifesto della Tendenza marxista internazionale (terza parte): La rivoluzione non è finita Dire che una rivoluzione è cominciata non vuol dire che è stata completata, ancor meno che la vittoria è assicurata. è una lotta di forze vive. Una rivoluzione non è un dramma ad atto unico. è un processo complesso con molti alti e bassi. Il rovesciamento di Mubarak, Ben Alì e Gannouchi segna la fine del primo stadio, ma la rivoluzione non è ancora riuscita ad abbattere completamente i vecchi regimi, mentre questi ultimi non sono ancora riusciti a ristabilire pienamente il controllo.
La Rivoluzione Araba – Manifesto della Tendenza Marxista Internazionale (seconda parte): Le rivendicazioni democratiche All'inizio le rivendicazioni della rivoluzione sono democratiche. E’ ovvio! Dopo 30 anni di dittatura brutale la gioventù desidera la libertà. Naturalmente, il loro desiderio di democrazia può essere sfruttato dai politici borghesi per favorire le loro carriere in un futuro parlamento democratico. Ma noi siamo obbligati ad impugnare le rivendicazioni democratiche e a darle un chiaro contenuto rivoluzionario. Perchè questo porterà inevitabilmente alla richiesta di un cambiamento decisamente più radicale della società.
Gran Bretagna: dopo il 26 marzo proseguire la lotta verso lo sciopero generale La straordinaria manifestazione di 500mila persone del 26 marzo – la più grande manifestazione sindacale nella storia del movimento operaio britannico – è stata una risposta eccezionale alle misure di austerità della coalizione di governo. Ha mandato un messaggio chiaro: i lavoratori di questo paese non sono disposti a subire passivamente le misure di austerità del governo.
Pakistan: Il congresso più grande della storia della tendenza marxista Il congresso di The Struggle (la sezione pakistana della Tmi) di quest'anno, è stato quello di maggior successo, con il maggior numero di partecipanti, di tutti i congressi tenuti finora. La conferenza è stata un evento speciale in quanto ha segnato il 30 ° anniversario dalla fondazione di The Struggle. Periodo nel quale, The Struggle è passata da una manciata di compagni ad essere una organizzazione di considerevoli dimensioni, con radici profonde in tutto il Pakistan.
La rivoluzione araba - Manifesto della Tendenza Marxista Internazionale (prima parte): Rivoluzione fino alla vittoria! - Thawra hatta'l nasr! La rivoluzione araba è fonte di ispirazione per i lavoratori e i giovani di tutto il mondo. Ha scosso tutti i paesi del Medio Oriente alle fondamenta e le sue ripercussioni si fanno sentire in tutto il pianeta. Gli eventi drammatici in Nord Africa e in Egitto segnano una svolta decisiva nella storia. Non sono incidenti isolati ma parte del processo generale della rivoluzione mondiale.
Egitto: la reazione rialza la testa Sabato 19 marzo oltre 18 milioni di egiziani si sono recati alle urne. Sono stati chiamati a decidere sulle modifiche alla Costituzione proposte dal Comitato Costituzionale nominato dal Consiglio supremo delle forze armate, che guida il paese dalla caduta di Mubarak l’11 febbraio scorso.
Guerra e rivoluzione in Libia Mentre scriviamo, martedì 15, Brega è caduta forse definitivamente sotto il controllo delle forze di Gheddafi. Quest'ultime sono entrate anche ad Ajdabiya. Da lì a Bengasi ci sono 160 km e 2 ore di viaggio. Se le notizie dall'est del paese sono confuse, sono praticamente assenti nell'ovest.
Il ruolo chiave delle donne nella rivoluzione in Egitto “Io credo veramente che la rivoluzione ci ha cambiato. La gente si comporta diversamente gli uni con gli altri” Queste sono le parole della signora Kamel, 50 anni, una delle tante donne che erano in piazza Tahrir, partecipando attivamente alla rivoluzione.
No all'intervento imperialista in Libia! Pubblichiamo questo articolo apparso mercoledì scorso sul sito In defence of Marxism. Nella guerra civile che infuria in Libia alcune descrizioni degli avvenimenti possono essere superate, ma la posizione politica difesa conserva tutta la sua validità
I sindacati del Wisconsin si preparano allo sciopero generale! Dalla metà di febbraio si stanno svolgendo, nel Wisconsin (Stati uniti), manifestazioni sempre più partecipate di lavoratori del settore pubblico per difendere i salari e il loro diritto alla rappresentanza sindacale, che stanno diventando una sorta di “Piazza Tahrir” americana, un punto di riferimento per i lavoratori di tutto il paese che sono sotto attacco.
Marocco: solidarietà con le vittime della repressione! Durante le proteste del 10 febbraio, in Marocco, lo stato ha scatenato le forze di sicurezza contro le masse, causando almeno nove morti e procedendo ad arresti indiscriminati. Uno degli attivisti arrestati e brutalmente torturati è un compagno della Lega di Azione Comunista (LAC), la sezione della TMI in Marocco. Pubblichiamo un appello dei compagni della LAC. Chiediamo a tutti i nostri lettori di partecipare alle protesta contro la repressione.
La verità sull'insurrezione rivoluzionaria in atto in Libia Pubblichiamo la seguente dichiarazione dei sostenitori di Lucha de Clases, la rivista dei marxisti del Psuv, rispetto al dibattito apertosi in Venezuela dopo le dichiarazioni del governo bolivariano in appoggio al regime di Gheddafi.
La morte della Zastava La Zastava non c’è più. Dopo vent’anni di transizione agonizzante da un’economia “autogestita” a pianificazione centralizzata al capitalismo, la fabbrica, che una volta si ergeva a simbolo della prosperità e dello sviluppo post-bellici nella vecchia Yugoslavia, sta per essere cancellata dal registro statale delle società per lasciare spazio alla multinazionale italiana FIAT. Al suo apice verso la fine degli anni Ottanta la Crvena Zastava (Bandiera Rossa) come veniva all’epoca chiamata impiegava qualcosa come 35.000 operai che producevano più di 230.000 automobili all’ann, con altre 130.000 persone impiegate nelle fabbriche che producevano vari componenti in tutta la ...