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Donald Trump sarà di nuovo alla guida della più grande potenza imperialista della storia. Ha fatto promesse generiche su un ritorno della “grandezza” americana e ci sono grandi aspettative rispetto a un sovvertimento vero e proprio dell’odiato status quo.

Gli incendi disastrosi che stanno flagellando la città americana di Los Angeles hanno causato finora 24 morti e distrutto più di 12.300 edifici. Oggi, 16 gennaio, le fiamme ancora non sono state domate e i danni potrebbero aumentare nei prossimi giorni. Questa catastrofe è stata causata interamente dal sistema capitalista, dalla distruzione ambientale per il profitto e dalla gestione corrotta e caotica dell’emergenza da parte delle istituzioni borghesi e del “mercato”.

L’intera situazione mondiale è dominata da un’enorme instabilità nelle relazioni internazionali. Questo è il risultato della lotta per l’egemonia tra gli Stati Uniti, la più potente nazione imperialista al mondo, che è in un declino relativo, e altre potenze più deboli, ma pur sempre in ascesa, soprattutto la Cina, più giovane e dinamica.

Il regime siriano è caduto. Bashar al-Assad è fuggito dal paese. Il suo esercito ha deposto le armi e il suo governo ha capitolato. Le prigioni sono state prese d’assalto e migliaia di prigionieri sono stati liberati. Nel frattempo, migliaia di siriani sono scesi nelle strade per festeggiare.

Sotto i colpi della mozione di sfiducia presentata dal Nuovo fronte popolare, ieri il governo Barnier è caduto. Si apre un nuovo capitolo della crisi politica nel paese transalpino, i cui elementi fondamentali sono tratteggiati da questo articolo dei nostri compagni francesi, scritto alla vigilia della crisi di governo.

Il 23 novembre più di 500 militanti provenienti da tutta Italia hanno riempito le sale del Centro Congressi Frentani di Roma per l’assemblea di lancio del Partito Comunista Rivoluzionario. Questo appuntamento costituisce il momento finale di una campagna politica durata mesi, estesa da Trento a Messina; ma, soprattutto, rappresenta un punto di partenza e un appello rivolto a chiunque voglia mobilitarsi contro la diseguaglianza, la guerra e le infinite forme di oppressione generate dal sistema capitalista.

L’Internazionale Comunista Rivoluzionaria ha ricevuto questa lettera da un gruppo di giovani comunisti dell’Azerbaigian, che siamo lieti di ripubblicare in traduzione qui di seguito e che risulterà indubbiamente di grande interesse per i nostri lettori, dal momento che contiene interessanti osservazioni sull’attuale situazione in quel paese.

“La vita del capitalismo monopolistico nel nostro tempo è una serie di crisi. Ogni crisi è una catastrofe. Il bisogno di salvarsi da queste catastrofi parziali mediante barriere doganali, inflazione, aumento della spesa pubblica e dei debiti getta le basi per ulteriori crisi, più profonde e diffuse. La lotta per i mercati, per le materie prime, per le colonie rende inevitabili le catastrofi militari. In ultima istanza, esse preparano catastrofi rivoluzionarie.” (Lev Trotskij, Cos’è il marxismo)

Il risultato shock delle elezioni presidenziali statunitensi fornisce un altro esempio del tipo di cambiamenti bruschi e repentini che sono impliciti nella situazione. Fino all’ultimo minuto, gli opinionisti dei media hanno compiuto ogni sforzo per dimostrare che i sondaggi davano la vittoria alla Harris, anche se con un margine ridotto. Ma si sbagliavano.

A sei giorni dall’inondazione improvvisa che ha causato la morte di 214 persone, principalmente a Valencia, in molte delle zone più fortemente colpite dal fenomeno, è stata organizzata una visita ufficiale del capo dello Stato spagnolo, il re di Spagna, accompagnato da sua moglie, la regina Letizia, dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e dal presidente della Comunità Valenzana Mazón. Non appena sono arrivati a Paiporta, una cittadina appena fuori Valencia, sono stati travolti dalla rabbia degli abitanti del luogo, che li hanno bersagliati di fango e li hanno cacciati via. Queste scene senza precedenti sono una chiara manifestazione della rabbia di classe che ha covato per

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A partire dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, la logica degli eventi in Medio Oriente si muove in direzione di un allargamento della guerra al di fuori di Gaza. Tutti i tentativi di frenare questo processo hanno seguito lo stesso schema. Gli americani prima dichiarano che non vogliono un’estensione del conflitto. Però, ogni volta Netanyahu fa in modo di far precipitare la situazione verso un allargamento della guerra, sapendo che gli Stati Uniti si schiereranno sempre dalla parte di Israele.

Si addensano sul Medio Oriente nubi burrascose, mentre Israele, appoggiato dalle potenze imperialiste occidentali, spinge la regione sempre più vicino ad una guerra regionale devastante e generalizzata, sottolineando ancora una volta quale sia la scelta che l’umanità si trova di fronte: socialismo o barbarie.

Nelle prime ore del primo ottobre, l’esercito israeliano ha varcato la frontiera del Libano e ha dato inizio ad un’invasione di terra del paese, dopo due settimane di imponenti attacchi aerei. Si tratta di una guerra totalmente reazionaria, appoggiata e finanziata dagli Stati Uniti e dall’imperialismo occidentale, che minaccia di coinvolgere l’intero Medio Oriente in una guerra aperta, che potrebbe durare per anni e lasciare dietro di sé sofferenze atroci.