Mitsubishi Venezuela - Termina l’occupazione dello stabilimento Italian Share Tweet Italian translation of Mitsubishi Venezuela: Under pressure an agreement is reached to put an end to the occupation (March 25, 2009) L’accordo è stato raggiunto dopo quasi due mesi di occupazione e sotto l’enorme pressione esercitata dal Ministero del Lavoro, nelle persone del ministro Maria Cristina Iglesias e dei suoi vice Ricardo Dorado e Elio Colmenares. La trattativa, svoltasi presso il MINPPTRASS alla presenza della direzione dell’azienda stessa, è durata varie settimane durante le quali la delegazione di Singetram si è battuta dignitosamente per arrivare, nelle migliori condizioni possibili per i lavoratori, ad un accordo con i padroni che ci permettesse soprattutto di guadagnare tempo utile per organizzare ed unificare il movimento sindacale anche al di fuori del comparto produttivo di Mitsubishi e dello stato di Anzoátegui, e di ampliare la lotta contro gli attacchi imprenditoriali dei prossimi mesi. I lavoratori si sono scontrati non solo e non tanto contro gli interessi delle multinazionali ma anche contro l’apparato dello stato borghese: poliziotti mercenari, potere giudiziario corrotto, mezzi di comunicazione, dirigenti politici e sindacali riformisti. Troppi fronti per una sola battaglia, nonostante la buona organizzazione operaia e la solidarietà delle comunità territoriali. Ecco perché si è saggiamente ritenuto che fosse necessario fare un passo indietro per ricompattare ed organizzare al meglio le nostre forze in vista delle lotte che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, opporranno la classe operaia venezuelana ai suoi sfruttatori. Il tavolo negoziale I compagni presenti al tavolo negoziale, condotto da Ricardo Dorado, sono stati sottoposti ad enormi pressioni ministeriali per arrivare quanto prima ad un accordo minimo rispetto alle rivendicazioni dei lavoratori quali l’eliminazione della terziarizzazione all’interno dell’MMC e l’assorbimento da parte di questa degli operai di Induservis, impresa dell’indotto a cui è stato rescisso il contratto che la legava all’MMC stessa. L’articolo 77 della legge sul lavoro prevede che questi lavoratori, data la loro funzione produttiva, passino direttamente alla MMC ma la posizione assunta dal ministero è stata contraria alla proposta della delegazione di Singetram e ciò per impedire che questo esempio (la fine nella pratica del subappalto) si allarghi anche ad imprese statali ed istituzioni governative come PDVSA, Sidor, governi locali, municipi, ministeri, istituti vari. La posizione di Marea Socialista Anche Marea Socialista (un gruppo che oscilla tra opportunismo e settarismo, a cui fanno riferimento alcuni dirigenti dell’Unt, ndt) ha avuto un atteggiamento riprovevole nei confronti di quest’accordo: in una nota apparsa in Aporrea si segnala infatti “la buona volontà” del ministero che invece ha esercitato enormi pressioni, di cui sono testimoni coscienti gli stessi dirigenti dell’organizzazione, affinché i lavoratori di MMC raggiungessero quanto prima una mediazione con la multinazionale giapponese. Allo stesso tempo quest’organizzazione ha cercato di attribuirsi il merito, nei confronti del movimento operaio, del raggiungimento dell’intesa frutto invece, non tanto della sua politica sindacale, quanto degli sforzi compiuti dai lavoratori di MMC e da Singetram. Nella nota pubblicata in Aporrea da Marea Socialista si segnala che “i lavoratori ed il Sindicato Nueva Generación de Trabajadores della MMC hanno raggiunto un accordo finale con i rappresentanti dell’impresa grazie all’intermediazione ed alla buona volontà del Ministerio del Poder Popular para el Trabajo y Seguridad Social, rappresentato al tavolo negoziale dal viceministro Ricardo Dorado”. (Llegaron a un acuerdo los trabajadores y la empresa Mitsubishi). Questa posizione assunta da Marea Socialista ha generato un grave scontento tra i lavoratori di MMC. I timori della burocrazia e l’accordo milionario con l’imperialismo giapponese La pressione esercitata sul negoziato da parte del ministero del lavoro risponde a due esigenze: da un lato il timore che, nell’attuale contesto generale di crescita della lotta operaia in Venezuela, il conflitto in atto alla Mitsubishi possa servire da esempio e i compagni coinvolti appaiano come un punto di riferimento, come in effetti sta avvenendo. D’altra parte la politica generale del governo è impegnata a ridurre ad ogni costo la conflittualità nel mondo del lavoro e a disinnescare il maggior numero possibile di conflitti. Altro fattore importante che ha alimentato la pressione per mettere fine all’occupazione di MMC è stato l’accordo, discusso tra Rafael Ramírez ed il ministro del commercio giapponese a Tokyo il 19 marzo scorso, tra PDVSA ed alcune imprese giapponesi per lo sfruttamento del giacimento petrolifero dell’Orinoco. PDVSA chiede anche una linea di credito compresa tra 3000 e 4000 milioni di dollari. Vedere Japón y Venezuela firman acuerdo de cooperación energética e Venezolana PDVSA busca financiación en Asia para continuar planes petroleros . Sicuramente nel corso di questi colloqui l’ambasciata giapponese e le multinazionali coinvolte avranno chiesto la fine del conflitto alla Toyota ed alla MMC come condizione per la firma dell’accordo. Nell’ultimo fine settimana il governo venezuelano ha dovuto prendere una serie di provvedimenti contro la crisi e la conseguente perdita di potere d’acquisto, prendendo atto della riduzione del PIL sulla base del petrolio a 40 dollari al barile, aumentando l’IVA di 3 punti percentuali e aumentando i salari del 20%, in due tranche del 10% ciascuna, Si tratta di misure parziali che non risolveranno i problemi finanziari dello stato e che provocheranno tagli alle spese statali, mentre allo stesso tempo lo stato si indebita per 11mila milioni di dollari. Questa situazione di crollo dei profitti legati al petrolio fa sì che il governo cerchi risorse da ogni parte, senza tuttavia intaccare gli interessi strategici dei capitalisti, come la produzione e e la distribuzione nazionale di alimenti o l’assetto proprietario delle banche. E tutto ciò malgrado le minacce del comandante Chávez contro i capitalisti stiano aumentando, come già segnalato in altri articoli. Dopo tutte le pressioni descritte, in un’assemblea operaia con circa 1000 presenti è stata votata la fine dell’occupazione. I lavoratori se ne sono andati molto arrabbiati, alcuni addirittura piangendo. L’accordo accoglie una serie di rivendicazioni importanti: riassunzione dei lavoratori di Induservis, anche se non entrando a far parte di MMC come da loro richiesto, indennizzi per le famiglie degli operai assassinati, pagamento dei salari maturati durante il periodo di occupazione della fabbrica, conteggio del tempo di trasferimento come orario di lavoro ed altre rivendicazioni dei lavoratori dopo due mesi d’occupazione e tante pressioni subite. Però è risultata chiara l’intenzione del governo di mettere fine alla lotta al più presto mentre i lavoratori speravano che il governo stesso si schierasse a loro favore. Si è ottenuta anche l’equiparazione delle condizioni contrattuali dei lavoratori di Induservis e MMC, che rappresenta un passo avanti. Il ministero del lavoro invece di tentare di placare i conflitti operai dovrebbe prenderli come punto di partenza per organizzare il potere popolare nelle imprese, unico modo di combattere con efficacia il sabotaggio economico in atto. Socialismo significa, come sottolineato dal presidente Chávez, socializzazione dei mezzi di produzione in mano ai lavoratori. Se questa offensiva operaia fosse diretta da vertici rivoluzionari sarebbe uno strumento perfetto per sconfiggere il capitalismo in Venezuela, occupando fabbriche per soddisfare la domanda, stabilendo il controllo operaio e delle comunità sull’industria nazionale e portando avanti veramente la rivoluzione distruggendo lo stato oligarchico, lo stato borghese. Se la risposta dell’apparato statale all’occupazione operaia delle imprese in difesa dei propri diritti consiste nel fare delle pressioni nei confronti dei lavoratori perchè ritirino le proprie richieste sottoscrivendo accordi con padroni e multinazionali imperialiste senza metter fine allo sfruttamento da parte del capitale, si renderà più profondo il solco che divide popolo, lavoratori e governo a causa delle contraddizioni tra i discorsi del presidente e gli atti dei suoi funzionari ministeriali. Si otterrà esclusivamente la perdita di fiducia nella rivoluzione da parte del popolo e dei lavoratori. È più necessaria che mai quindi un’autentica dirigenza sindacale rivoluzionaria che tolga il tappo rappresentato dalla dirigenza nazionale dell’UNT, oscillante tra settarismo ed opportunismo, ed incanali il movimento operaio in una linea autenticamente rivoluzionaria in seno al movimento bolivariano. In questi giorni ci sarà un’ispezione tecnica che permetterà all’impresa di tornare in mano ai padroni. La fine dell’occupazione permetterà ai compagni di concentrarsi nell’unificazione del movimento sindacale intorno alla loro proposta di un sindacato di “nuova generazione”, pur coscienti che si tratta di una tregua nella lotta. Che ci permette anche di apprezzare e di comprendere come, al livello a cui si è giunti, si sarebbe potuto vincere, con l’appoggio del resto del settore automobilistico e di tutto il movimento operaio. Per le lotte future che si avvicinano i lavoratori di MMC, VIVEX e MACUSA hanno acquisito forza e autorità presso ampi settori della classe sfruttata che li considera esempi da seguire. Le multinazionali dell’auto, per mantenere le proprie attività in tutto il mondo in un contesto di forte crisi economica, stanno distruggendo posti di lavoro, chiedendo aiuti milionari dallo stato. Le concessioni fatte dal ministero del lavoro significheranno, nei prossimi mesi e settimane, nuove richieste da parte delle multinazionali del settore e nuovi attacchi contro i lavoratori. Per loro si preparano quindi nuove lotte future. Adesso il compito degli operai di MMC consiste nell’organizzarsi al meglio anche al di fuori della fabbrica per essere il punto di riferimento di cui ha bisogno la classe operaia venezuelana per prendere il potere e, insieme alle comunità territoriali, costruire uno stato rivoluzionario che sostituisca quello borghese e controrivoluzionario con tutti i suoi ministeri e funzionari che rappresentano il maggior ostacolo lungo la strada della rivoluzione verso il socialismo! 25 marzo 2009 Source: FalceMartello